Prof.ssa Brigida Di Leo, docente di Storia dell’Arte presso l’Università G.D’annunzio di Pescara, recensendo una delle sue opere scrive: “L’Elefantino risponde alla ricerca dell’innovazione portata avanti da PierGiò in tutte le sue opere soprattutto nelle forme antropomorfe. L’animale che sembra avere uno sguardo ironicamente umano è ridotto all’essenziale nella faccia e dissezionato nel corpo e in tanti listelli neri uniti da elementi rossi che li saldano quasi a ricostruire un corpo che in ogni modo non ha più nulla di reale. Anche la tecnica, olio e acquerello uniti insieme su tela di juta, conferisce all’opera un carattere di originalità. La figura si staglia su un fondo policromo costituito da un dripping di colori che, oltre a raggiungere una notevole armonia cromatica, producono un effetto aggettante così che la forma rappresentata sembra quasi voler lasciare il suo sito naturale, la tela, per inserirsi nel mondo reale dello spettatore”.
In occasione del primo premio “Internazionale Arte di Palermo 2018”, l’esimio critico d’arte Paolo Levi racconta di lui: “Artista poliedrico Pierluigi Di Michele in arte PierGiò, realizza opere che vanno oltre la semplice raffigurazione visiva. Le sue sono composizioni articolate e originali, caratterizzate da interessanti accostamenti di forme, volumi e simboli dettati dalla simbiotica concertazione tra la sua percezione interiore ed il suo impulso creativo. Un modo di approcciarsi all’arte che può indubbiamente essere definito coraggioso, istintivo e meritevole di plauso”.
Due litografie inserite nella Raccolta delle Stampe e dei Disegni di Vittorio Sgarbi, che scrive dell’artista PierGiò: “La storia di una collezione è storia di occasioni, d’incontri, di scoperte, s’incrocia con curiosità, ricerche, studi. La presenza del suo operato nella raccolta delle stampe e dei disegni della mia collezione attesta la validità del suo impegno stilistico”. E ancora in occasione del Premio Internazionale Arte Milano: “La selezione del suo operato in occasione di questo prestigioso progetto attesta il valore della sua ricerca stilistica nel panorama artistico contemporaneo. La sua presenza è conferma che la creatività è una delle più importanti forme di trasmissione del sapere”.
Scrive di lui la critica curatrice e giornalista d’arte Elena Gollini: “Piergiò ci offre un’occasione pregevole di avvolgente partecipazione diretta allo scenario narrativo e di immedesimazione piena e totale, consentendoci di entrare a far parte del suo tutto e di essere accomunati dalla stessa inesauribile curiosità verso il mondo e quanto fa parte della nostra complessità esistenziale. Una lezione artistica quella di Pergiò di grande apertura e propensione verso chi accoglie e custodisce come lui il senso del Bello e della Bellezza con lungimirante prospettiva, senza limitarsi al meccanismo strettamente estetico e d’impatto visivo, ma orientandosi e canalizzando un mix equilibrato e bilanciato di fattori costitutivi, che fanno la differenza a livello sensoriale e tattile”.
Il critico, saggista ed editore Sandro Serradifalco. “…Narrare attraverso la tela, raccontare attraverso i colori, riflettere attraverso la forma, sono tutte cose che fanno sì che il maestro Di Michele diventi l’interprete di un nuovo modo di fare arte; innovativo nelle tecniche, sfrutta in maniera materica il colore conferendo spessore e tridimensionalità a molte delle sue opere e questo perché l’idea di stimolare gli altri sensi oltre la vista, aiuta l’istante a indagare cercando di comprendere e trovare le giuste chiavi di lettura che svelino il mistero segnico dei suoi dipinti… Nelle sue opere emerge la strabiliante fecondità di una fantasia creatrice, capace di amplificare i valori estetici e spirituali captati dalla realtà per convogliarli in un messaggio di respiro universale”.
Stefania Bison, storica dell’Arte: “Pierluigi Di Michele è uno di quegli artisti che sanno dar prova di una creatività a trecentosessanta gradi senta rischiare di fallire in alcun tentativo. Opere colorate, brillanti e dalle particolari lavorazioni, contraddistinguono il suo operato che tocca diverse tematiche e diversi stili, senza tralasciare l’espressionismo astratto o comunque quello che è un’appendice diretta dello stile informale più classico. Alcune opere vedono il particolare impiego di materiali altri dal colore, come tessuti o materiali plastici, la scelta di dare corpo e tridimensionalità ad alcune opere diventa oculata quando l’artista stesso riesce a bilanciarne l’esistenza, anzi la coesistenza con un piano bidimensionale che può esserne il supporto o la base cromatica. Lavori originali, messaggi contemporanei e una segnica di pregio costituiscono i capisaldi della sua produzione ”.
Pasquale Di Matteo, critico d’arte: “PierGió riformula le regole del senso estetico dando luogo a opere suggestive in cui colore e materia danzano sui supporti con elegante armonia, lasciando a piccoli particolari il compito di sintetizzare il messaggio, sempre presente e carico di significato…non è un artista da valutare esclusivamente fidandosi del senso della vista, perché sarebbe impossibile coglierne tutti i messaggi, ma necessita di una sensibilità elevata, per comprendere la grammatica del colore e dei volumi… L’espressione artistica permette a PierGió di trasformarsi in un creatore, capace di dare la vita, ma anche di distruggere ogni cosa con gli artigli di un drago, e le sue opere sono messaggi cifrati con i quali l’artista tramanda il suo sapere, le sue riflessioni, invitandoci a entrare nel suo mondo per costruire insieme un nuovo presente”.
Dott. Darwin Mervoglino, Psicoanalista: “Le opere di Pierluigi Di Michele, in arte Piergiò, mi colpiscono molto emotivamente…credo sia perché i lavori di Piergiò riflettono con potenza una categoria universale dell’umano che, da psicoanalista, definirei come “dimensione del primitivo ”. Il primitivo ha a che fare con l’origine arcaica dell’umano, con l’esigenza originaria dell’uomo di tramutare un gesto in rappresentazione, per comunicare qualcosa all’altro. Queste opere attuali, realizzate con materiali attuali, mi ricordano le pitture rupestri, le prime incisioni dei primi uomini, la prime macchie di colore con forme umane o totemiche. L’apparentamento fra queste opere artistiche, così contemporanee, e quelle espressioni artistiche così ancestrali, mi sembra del tutto evidente ed istituisce una continuità tra passato e presente, fra l’uomo primitivo e il cosiddetto uomo della post-modernità…le immagini del lavoro di Di Michele mi “arrivano nel corpo” con tanta forza e immediatezza perché esse risuonano e si incontrano col primitivo che è in me, con la dimensione primitiva che è nella mia natura e nella natura umana tutta, con il mio “infantile rimosso” che rintraccia in quei segni i suoi stessi primi segni.
Se l’arte ha, fra le sue molte ragioni d’essere, quella di esprimere in forme uniche e particolari una qualche forma universale, per me le opere di Piergiò rientrano di diritto fra quei lavori artistici in stretto contatto con 1’universale dimensione primitivo dell’ esistenza umana”.